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[ fummo tutti avvelenati ] [1]
Benjamin - Interesse vitale nel riconoscere i pensieri al bivio, a un determinato punto del loro sviluppo: ciò vuol dire concentrare il nuovo sguardo sul mondo storico in punti dove si deve decidere sul loro carattere reazionario o rivoluzionario. In questo senso, nei surrealisti e in Heidegger è all’opera la stessa e identica cosa.[2]
Forse per chi adora la lingua e la Parola, il Logos e il Verbo, non c’è nulla di meglio che Heidegger e della sua “abilità di coniare filiere di calembours”.[3]
Diversamente dovrebbe essere per chi dice di adorare la realtà e la verità.
A cosa sarebbe affidato l’aprimento della verità? Su cosa riposa, e quale è il fondamento sorreggente (il basamento, scarpa o zoccolo) del “progetto veramente poetico”?
Nella sua Introduzione alla Metafisica, Heidegger denuncia che:
un oscuramento del mondo si verifica sulla terra e intorno ad essa. Gli avvenimenti essenziali che concernono questo oscuramento sono: la fuga degli dèi, la distruzione della terra, la massificazione dell’uomo, il prevalere della mediocrità,[4]

mentre - diciamo così - nell'Origine dell'opera d'arte, leggiamo:

Allorché l’opera d’arte in parole (poesia, tragedia) si diffonde nel dire del popolo, essa non racconta questa lotta (tra i vecchi e i nuovi dei), ma trasforma il dire del popolo in modo tale che ogni parola essenziale conduce questa lotta e porta a decidere...[5]

Questo diffondersi della parola poetica “nel dire del popolo” sembra piuttosto un diffondersi del dire comune; non molto diverso di un sorgere e radicarsi della “parola” nella materia estremamente plastica dell’opinione.[6]
Non vi sembra, cioé, che questo "dire del popolo la parola poetica" esprima in fondo proprio quella massificazione disapprorovata nella Introduzione?
E la parola diffusa dell'opera d'arte in questo dire del popolo è forse immune dalla detestata mediocrità di una opinione, o della somma di tutte le opinioni credute personali?

Come si diventa mediocri? Col compromesso e col fare concessioni, oggi su di una questione, domani su di un’altra, a seconda dei dettami del mondo – senza mai contraddire il mondo, e seguendo sempre la pubblica opinione![7]

D’altronde neppure in Foucault la “verità del discorso” mi sembra troppo diversa dell’opinione (personale) - pur anche sorretta da un convincimento parresiastico fino alla palma del martirio[8]. Quando mai il sacrificio di sé è dimostrazione di una qualche realtà sussistente fuori dal pensiero, indipendente e nonostante il soggetto?
Invece: parole essenziali, parole dell’ordine poetico o tragico, quelle che trasformano il dire comune di un popolo, non le vedete di fatto all’opera in giganteschi apparati di educazione, di istruzione, di religione, insomma in tecniche di propaganda, persuasione e condizionamento ideologico? 

Allorché l’opera d’arte in parole si diffonde nel dire del popolo… trasforma il dire del popolo in modo tale che ogni parola essenziale… porta a decidere che cosa sia sacro e che cosa non lo sia, che cosa sia grande e che cosa sia piccolo,che cosa sia pregevole e che cosa sia vile,che cosa sia nobile e che cosa sia spregevole, che cosa sia il signore e che cosa sia lo schiavo.[9] 

E che razza di opera sarebbe quella che mettendosi in opera decide e rende possibile, per l’umanità, l’ordine delle glorie e delle vessazioni?
Sicuramente una qualche "opera d'arte in parole", non certo l’opera di un calzolaio che tiene in sospetto le proprie opinioni e non ha motivo per spingersi oltre la natura tangibile delle scarpe sdrucite dalla verità della fatica.

Non credo che le mie opinioni siano migliori di quelle degli altri; però mi vado convincendo sempre più che ci sia qualcosa al cui confronto tutte le opinioni, tra cui la mia svaniscono. Si tratta di alcune verità, di alcuni fatti che le nostre opinioni non possono far cambiare poco o nulla e che spero di non scambiare per opinioni mie o di altri, dato che ciò sarebbe uno sbaglio da parte mia. Le opinioni possono far cambiare alcune verità acquisite tanto quanto un gallo sulla cima di un campanile può far cambiare la direzione del vento. Non è il gallo che può far sì che il vento provenga dall’est o dal nord, né le opinioni possono rendere più vera la verità.[10]
E' per questo tipo di convinzione, espressa da Vincent, che da sempre i galli galilei vengono inchiodati controvento alla cima dei campanili, o arrostiti all'aperto, magari in un campo di fiori.

[1] - Antonin Artaud, Van Gogh, il suicidato della società, Milano Adelphi 1988, p. 49 (Parigi, Gallimard 1984).
[2] - Walter Benjamin, I “passages” di Parigi, Primi appunti, cit., p. 937.
[3] - V. Cicero, Origine Bo2002, p. XIII. – Che siano piuttosto “catene” di calembours? Sapete? quelle che è sempre consigliabile spezzare…
[4] - Heidegger, Introduzione cit. p. 55.
[5] - Heidegger, Origine Ni68, cit. p.28 (Parentesi nostre)
[6] - Per la nozione di opinione, vedi qui sotto in Materiali.
[7] - Vincent a Theo, Nuenen 16 dicembre 1883 (n. 414-347).
[8] - Michel Foucault, Discorso e verità nella Grecia antica, Donzelli Editore, 2005.
[9] - Heidegger, Origine Ni68, cit. p.28.
[10] - Vincent a Theo, Nuenen 4 gennaio 1884 (n. 419-351).







MATERIALI § [ fummo tutti avvelenati ]
Nota 5 – Brano da Relatività e determinismo,  nel quindicinale “Programma comunista N.9, 1955: 
Opinione… materia plastica -  “…Questo piace all'Opinione. Nel tempo in cui si vuole tentare da tutti i lati di rivendicarla come macchina motrice del mondo, e governatrice della società e della natura fisica, essa si mostra plastica e cedevole come la pappa, e le restano dentro tutte le sapienti ditate dell'imbonimento. Nulla è più manipolabile e frollo che il modo di atteggiarsi del mondo libero vantato da ovest, della popolare democrazia “dal basso" esaltata da est. Essa si schiera bene tra le materie prime della moderna produzione, serva al capitale. Non ha fibra, non ha innervatura; non ha spine dorsali come i materiali da costruzione classici, la si fa cedere o irrigidire a volontà in qualunque direzione; è “isotropa", passiva e imbelle a tutte le temperature, sotto tutte le latitudini. La sua virtù di adattamento e la sua pecorile ignavia, nella svolta che il mondo traversa, hanno superato i massimi concepibili, ed oscurato le vecchie fiabe retoriche sulla ignoranza generale e l'oscurantismo di epoche trascorse. Come politico il povero vecchio Einstein non poté farci paura. Ma come esponente eccelso di una fase storica di conoscenze scientifiche, è egli un nemico?” [ristampato in Supplemento al n.4 di Aut.Trib 17139, dicembre 1979, a cura di L. Trina  e C. Romeo]
ALTRE FIGURE ESISTENTI
Roma, Campo de' Fiori (Sotto la statua di Giordano Bruno,
in pantaloni bianchi, Tullio Catalano)
VALIGIE
parte seconda H.D.S. MAROQUINERIES